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Sedici

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2015 12:50
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Sesso: Maschile
21/03/2015 12:50

Sedici
Forza, forza, signorine, vestitevi! Lo spettacolo comincia alle otto! L’ora delle nostre nozze è prossima, bella Ippolita! Quanto tempo ci vuole ancora? Quattro giorni? No, meno, meno. Ormai la svolta giunge a conclusione e noi siamo innanzi alla sogna del prestigio. Non siete eccitati? Non lo siete, non lo siete!? Da quanto tempo volevamo arrivare a questo momento? Oh, si, il punto di non ritorno, la fine della svolta, quando ormai il corpo è segato a metà e lucchetti sono sigillati. Alla fine di stasera il falco non sentirà più il falconiere; tutto crolla, il centro non tiene. I pezzi sono perfettamente allineati di fronte a me. Anche se la complessità della realizzazione l'ha resa a lungo indecifrabile, ora la segreta immagine balza all'occhio. Non è così piacevolmente contorto e affascinante che dopo la lunga fatica della preparazione non occorrano né lo sforzo, né la concentrazione per mettere furiosamente e rovinosamente in moto questo effimero, complicato giocattolo. Niente altro che un tocco lievissimo e tutto va al suo posto. Le carte non comprendono quali dispetti la loro disposizione invita: queste stolte file timorate così gravide di catastrofe, ignare al cospetto dell'ondata così presto scatenata da un fato crudele. Essere tanto potenti e capire così poco. E la comprensione, quando arriva, arriva invariabilmente troppo tardi. E certo non capiranno che qualcosa non va finché non saranno in balia del terribile sommovimento e forse sulle prime lo prenderanno per un'audace azione risolutrice, per un'estrema resistenza per scongiurare il disastro, per una folle carica contro fucili spianati. Cadranno. Ecco, li vedi? In piedi con i numeri sulla testa e il loro significato inciso nell’anima dallo svolgersi del grande Guignol pisano! Poveri piccoli. Poveri camarilliani. Tanto tempo per costruire il loro grazioso impero e adesso con uno schiocco delle dita della storia crolla tutto.
E tu, mio caro, dormi ancora un po’. Non è ancora il momento di ricevere il bacio del vero amore. Ti sei punto troppo a fondo con quell’arcolaio. Ricordati soltanto, mentre cerchi di ricordare ciò che hai dimenticato, che i ricordi sono ciò su cui si fonda la nostra ragione. Se non riusciamo ad affrontarli, neghiamo la ragione stessa. Ma d'altra parte, perché no? Quando ti ritrovi avviato lungo binari difficili, diretto verso luoghi del tuo passato in cui le urla si fanno insopportabili, ricorda che c'è sempre la follia. La follia è l'uscita di sicurezza. Permette di farsi da parte e di richiudere la porta su tutte quelle cose terribili che sono successe. Di rinchiuderle per sempre. Dormi ancora, mio dolce capolavoro, dormi ancora un po’, mio dolce Prometeo.
Perché mi guardi così con quel tuo volto inespressivo, Ambrogio? Dici che ho esagerato? Ora che la mia missione qui è conclusa dovrei accontentarmi della paga senza aver fatto ridere i miei spettatori? Mai! Mi hai forse preso per un ipocrita disonesto? Lo senti tutto questo silenzio? Come potrei non sfruttare questa occasione? Più totale è il silenzio, più sconvolgente è il tuono! Magia, Ambrogio. Tutta questa teatralità, l'entrata perfetta, la grande illusione … Magia! Qui stiamo parlando di magia, nient’altro che spettacolare magia. Cosa c’entra tutto questo con la magia? Santo cielo, c’entra tutto! Far sparire qualcosa non è sufficiente Lascia che ti racconti una storia.
Parla di uno spettacolo che deve aver inizio alle otto di sera. All'ora indicata tutti gli invitati, i dignitari della corte ed il Re stesso sono al loro posto e manca solo un personaggio: Bartolomeo Bosco. I minuti passano e il pubblico inizia a spazientirsi; ma di Bosco non si vede nemmeno l'ombra. Poi, finalmente eccolo arrivare, tutto sorridente, che si inchina dinnanzi al Principe. Costui si alza e tuona “Neh, Bosco, scostumatissimo malo lazzaro, tu mò te ne vieni?”. E lui di rimando “Domando perdono alla Maestà Vostra ma mi era stato detto di venire alle otto e sono precisamente le otto.” Insulti vari. “Tu qua' otto me va cuntanno! È cchiu de 'na mezz'ora che te stamme aspettanno!”. “Maestà, guardate l'ora e scoprirete che dico il vero!”. A questo punto il re e tutti i presenti tirano fuori l'orologio e con somma meraviglia scoprono che tutti gli orologi segnano esattamente le otto in punto. Le otto in punto! Buona questa. Tutti ridono. Ah ah ah ah! Cosa che fai, non ridi? Oh, giusto, che posso aspettarmi?
Il comico è morto.
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