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Epilogo#4: Demian

Ultimo Aggiornamento: 22/06/2014 12:20
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Città: CAMPIGLIA MARITTIMA
Età: 34
Sesso: Maschile
22/06/2014 12:18

Maurizio pianse quando quella notte il suo telefono rimase in silenzio, annunciando la morte del suo Signore. Sapeva, temeva, quello che era successo: lo aveva sentito nel suo ultimo ordine, nelle sue ultime disposizioni, ma più che in questo la aveva capito dallo sguardo della Signora della notte a cui aveva consegnato la ultima, ultima lettera e la giacca che lui aveva sempre indossato, camminando nelle tenebre. Fino a quel momento aveva creduto che il suo Signore fosse l’unico fra i suoi simili a provare ancora sentimenti umani.
Maurizio pianse, pianse per la sofferenza e il vuoto, ma non restò fermo mentre le lacrime cercavano di annegare il suo dolore. Si sistemò la barba, indossò il suo abito migliore, si allacciò la cravatta, prese la pistola ed uscì. La macchina scura si mosse nel silenzio della notte come le note di una marcia funebre: fermò la vettura nel parcheggio dietro la facoltà di Lettere e continuò a piedi; con sé portava una valigia di pelle nera e una piccola gabbia.
Il suo Signore si era premurato che il teatro fosse vuoto quella sera, immerso nel silenzio spettrale di un mondo sospeso. Forse poteva capire perché Lui si era innamorato di quel posto.
Empty spaces, what are we living for? Abandoned places, I guess we know the score. On and on, does anybody know what we are looking for?
Raggiunse uno dei lati oscuri della grande platea e cercò: pur sapendo, gli ci volle molto per trovare il meccanismo e dovette aiutarsi con una della sbarre a terra per farlo scattare, per vedere il passaggio aprirsi. Scese un piccolo tratto di scale e raggiunse le stanze sotterranee, un tempo usate dalla nobiltà per incontrare le loro amanti. Lo trovò appropriato come luogo di riposo del suo Signore. Una piccola creatura gli si strusciò alle gambe, facendo le fusa. Gli fece una carezza e la fece entrare nella gabbia con un sorriso triste. Quando iniziò a prendere tutto il resto, accompagnando i suoi gesti con lentezza sacrale, fu incapace di frenare nuovamente le lacrime: i suoi libri, il suo violino, il tocco con tutti quegli oggetti gli faceva male, ma Maurizio non frenò neanche per un secondo i suoi movimenti, ormai divenuti meccanici come quelli di un essere insensibile che pur riesce ancora a provare dolore. Aveva finito le lacrime, eppure non smise mai di piangere.
Ripose tutte le sue cose più preziose ed amate con cura ed affetto. Trovò il suo diario sulla scrivania e se lo mise nella tasca della giacca senza la forza di leggerne una sola pagina: non l’avrebbe mai trovata fino alla fine dei suoi giorni. Radunò tutto il resto delle poche cose comuni rimaste, destinate a bruciare la notte successiva, dentro ad un anonimo sacco nero.
La sua seconda volontà era stata compiuta: il teatro era stato restituito all’oblio delle cose eterne. Ora restava solo l’ultima e fu la più difficile: Maurizio non avrebbe mai saputo se fosse davvero riuscito ad obbedire anche a quell’ordine che il suo Signore aveva pronunciato quasi come un desiderio, quasi come un umano. Nonostante ciò, quando si lasciò alle spalle l’ingresso del buio teatro e vide l’alba sorgere fra i palazzi, la sua anima si concesse di crederci.
Un’ultima cosa, Maurizio: torna alla luce.



Marguerite lo sentì prima ancora che sapesse cos'era avvenuto a Pisa. Sentì il suo cuore spezzarsi, come troppe volte era avvenuto durante le sue notti. Avrebbe pianto se avesse potuto, ma quel residuo di umanità si era spenta in lei da tempo, la stessa che Demian con la sua presenza aveva risvegliato per un attimo durante la sua notte eterna.
Era stata la prima volta che la Bestia si era risvegliata in lei, la notte in cui aveva sterminato tutta la sua famiglia. Allora aveva un altro nome, lunghi capelli rossi e l’animo freddo e crudele di una dea. Eppure quell'indicibile massacro era stato troppo anche per lei: ritornata in sé non era riuscita a trattenere lacrime e versi maledetti sopra il corpo di quell'uomo che aveva lottato così tanto per difendere la sua famiglia. Quei piccoli frammenti di oscurità, quelle lacrime di tenebra, piccole gocce di sangue nero erano cadute dentro di lui, portandolo fra le braccia dell’oscurità. Lei non l’aveva visto, lei era fuggita, sconvolta da quella scena di orrore e improvvisamente di nuovo viva. Quella notte Claudine Bellini era divenuta Marguerite d’Angouleme: cambiò se stessa, assieme alle sue sembianze; aumentò il suo potere e il suo prestigio a dismisura, fino a divenire uno dei Conciliatori, fino a divenire la Madre di Tutti.
Poi sentì il suo richiamo e lo trovò, lo ritrovò in una foresta, incapace di capire se stesso: lo portò nella sua casa e allevò il suo vero figlio, generato da quell'umano che lei stessa aveva ucciso. Non disse mai a Demian la verità: di ciò che era stato non si ricordava niente, non era mai esistito, i suoi ultimi ricordi solo parte di un incubo. Almeno questo era quello che si era sempre ripetuta: forse era stato meglio così.
Another hero, another mindless crime, behind the curtain, in the pantomime.
Era stata felice del legame che si era creato fra lui e Medea, che si fossero innamorati nell'oscurità in cui si erano incontrati: i suoi figli più promettenti che un giorno avrebbero preso il suo posto. Così non era stato: i suoi figli erano morti, caduti nel bel mezzo del dramma per l’anima di una delle tante città che l’avevano perduta. Che storia meravigliosa. Un’eternità fatta di cuori infranti, labbra macchiate dal peccato baciate in un solo dolce momento rubato al tempo; notti, notti di sangue, notti di orrore, notti di paura, notti di amore; angeli delle tenebre, mostri, fieri sopravvissuti dal cuore di tenebra, stretti l’uno all'altro come bambini spaventati.
E la notte tu vieni, senza odio né amore, come madre angoscia che urla nel cuore, bella come un sogno, il sogno che ti celebra. Sei tu la Morte, lacrima di tenebra?
Marguerite chiuse il libro e tornò nella sua casa, nella sua mente, sul poltrona su cui aveva posato il suo corpo, dove davanti a sé la piccola Daisy giocava sul tappeto con un gatto nero. Molte notti fa, il sacrificio di quell'umano aveva salvato una vita, che ne aveva poi generata un’altra e quest’altra un’altra a sua volta, fino a che lei non aveva ereditato gli occhi del suo amato Demian.
La bambina alzò un attimo la testa e guardò spaventata fuori dalla finestra.
«Madre, è tanto buio là fuori».
«Non temere questa notte, bambina. Vieni qui, prendi la mia mano».
Daisy andò da lei e la abbracciò. Marguerite baciò i suoi bei capelli rossi.
«Dormi ora e sogna coloro che vennero prima. Presto, una di queste notti, le tenebre saranno soltanto tue».
«Si, Madre».
[Modificato da Writer26 22/06/2014 12:20]
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